Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Libia, dall’Italia soltanto sminatori. Gentiloni: Perrone ambasciatore a Tripoli

Categories: Bonifica perché

di Giampiero Di Santo

Non ci sono combattenti italiani in Libia, ma reparti speciali che aiutano le truppe del paese nordafricano a sminare le aree disseminante di ordigni dall’esercito di Gheddafi nel 2011 e ad addestrare i militari. E comunque si tratta di forze speciali tenute lontane dalle aree di massimo pericolo. E’ stato il sottosegretario del ministero degli Esteri Francesco Giro, ieri, a chiarire che l’Italia non è impegnata nelle operazioni che invece vedono coinvolte le forse speciali Usa e britanniche: “La notizia della presenza di sminatori italiani in Libia è una non-storia” perché “sappiamo già che ci sono militari italiani che aiutano a sminare a Misurata, lontano dal fronte, a seguito degli eventi bellici del 2011. Quando Misurata venne circondata e bombardata per mesi dalle forze di Gheddafi. Giro ha aggiunto che la presenza italiana “Fa parte dell’assistenza tecnica. E’ molto pompata questa storia, ma in realtà non c’è storia  stiamo aiutando a togliere le mine. Non stiamo combattendo”. E il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha poi precisato: “Sul piano militare stiamo fornendo alle operazioni antiterrorismo un sostegno logistico. Se ci saranno richieste di ulteriori attività di addestramento della guardia presidenziale e di sostegno alla guardia costiera le valuteremo. Sarraj ci ha fatto avere la lettera della quale avevamo parlato giorni fa, quando mi aveva chiesto una presenza della nostra Sanità militare”.
Riguardo ai bombardamenti condotti dagli Stati Uniti a Sirte a sostegno delle forze fedeli a Serraj contro i jihadisti dello Stato islamico (Isis), il ministro ha confermato l’uso di basi presenti in Italia “da quando il ministro della Difesa ne ha informato il Parlamento”, sottolineando che “sono azioni mirate a una zona circoscritta di Sirte”. Alla domanda se ci siano militari italiani in Libia, Gentiloni ha risposto: “Non abbiamo missioni militari in Libia. Se le avremo saranno autorizzate dal parlamento”. E’ stato poi il presidente della commissione Esteri del senato, Pier Ferdinando  Casini,  a intervenire per smorzare le polemiche: “Che l’Italia addestri  e aiuti i libici in operazioni delicate come lo sminamento è il minimo che possiamo fare. Combattono il Daesh anche in nome e per conto nostro, così come gli americani impegnati su Sirte”, ha dichiarato. “Mi auguro  che ci sia sufficiente senso di responsabilità per evitare polemiche inutili. Le vere polemiche bisognerebbe farle se l’Italia rimanesse con le mani in mano”. Fonti istituzionali hanno poi confermato che in Libia sono attive alcune decine di militari dei corpi speciali, il cui compito attualmente è di formazione e addestramento. Le stesse fonti spiegano, inoltre, che  i militari inviati in Libia stanno operando sotto le dirette dipendenze della presidenza del Consiglio. La notizia troverebbe conferma in un documento top secret che il governo ha inviato al Copasir la settimana scorsa. Nel documento verrebbero illustrate le regole d’ingaggio dei corpi speciali, che svolgono operazioni autorizzate dalla normativa approvata lo scorso novembre dal Parlamento, che consente al presidente del Consiglio di autorizzare missioni all’estero di militari dei nostri corpi d’elite sotto la catena di comando dei servizi segreti. Ieri  mattina fonti del governo avevano confermato che “la richiesta [di Serraj] è arrivata e l’esecutivo la sta valutando”, ma che “per qualsiasi nuova iniziativa, il governo coinvolgerà il Parlamento”. Nell’ambito di questo impegno potrebbe essere deciso anche l’invio di addestratori militari per lo sminamento: le mine disseminate dai jihadisti dell’Isis in alcune aree del Paese, in particolare attorno a Sirte, hanno già provocato centinaia di morti e migliaia di feriti. Già da tempo l’Italia fornisce il proprio contributo per l’assistenza dei feriti in Libia, su richiesta dell’esecutivo libico. Feriti gravi e persone che necessitano di cure specifiche sono stati trasferiti e ricoverati in ospedali italiani, mentre medicinali ed equipaggiamenti medici sono stati inviati nel Paese.Ieri era stato il premier libico Fayez Serraj, con un’intervista rilasciata al Corriere della sera, a lanciare l’allarme sull’arrivo in Italia e in Europa di terroristi inviati dall’Isis via mare sui barconi dei migranti e a chiedere al governo italiano ospedali e mezzi per fronteggiare l’emergenza bellica: “A Roma chiediamo ospedali e mezzi”, ha dichiarato il primo ministro libico. Che ha aggiunto: “La nostra Libia ha bisogno dell’aiuto internazionale, nella battaglia contro l’Isis. L’Italia è tradizionalmente il nostro paese amico, potete fare tanto. Vi chiediamo di trattare e curare nei vostri ospedali i feriti di guerra. Gli aiuti medici e i visti per il trasferimento dei nostri feriti sul vostro territorio dovrebbero essere più rapidi. abbiamo chiesto anche alcuni ospedali da campo che sarebbero molto utili per trattare immediatamente i nostri feriti gravi. Inoltre abbiamo già ottenuto dall’Italia partite di visori notturni e giubbotti antiproiettile che servono per salvare la vita ai nostri uomini”. Serraj ha detto che servono “altri invii e altri aiuti” e ha sottolineato di vedere “con grande favore la scelta italiana di permettere agli aerei Usa di utilizzare la base di Sigonella”. E a proposito della situazione bellica ha professato ottimismo: “Non credo ci vorrà troppo tempo peché l’Isis sia sconfitto a Sirte. Probabilmente non mesi, solo poche settimane”. Proprio ieri, sul fronte diplomatico, è arrivata la notizia della prossima riapertura del’ambasciata italiana in Libia, chiusa nel febbraio del 2015. Il nuovo ambasciatore è  il ministro plenipotenziario Giuseppe Perrone, 49 anni, attuale direttore centrale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente della Direzione generale per gli affari politici e di sicurezza della Farnesina. Perrone è entrato in carriera diplomatica il 15 febbraio del 1990 ed è stato a capo del consolato generale a Los Angeles dal 2011. la notizia è stata commentata così dal Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni:”Presto l`Italia potrebbe riaprire la sua ambasciata a Tripoli, chiusa nel febbraio 2015. Il nostro governo ha nominato ambasciatore Giuseppe Perrone”, ha detto il ministro, rimarcando come “la riapertura dell`ambasciata, appena verificate le condizioni di sicurezza, sia il sigillo a un grande sforzo di cooperazione”.

Foto-Fonte: http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201608101005084110&chkAgenzie=ITALIAOGGI&titolo=Libia,%20dall%27Italia%20soltanto%20sminat

 

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