Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Ecuador-Perù, dopo la guerra la bonifica delle mine antiuomo

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Un conflitto tenuto quasi nascosto, che ha occupato poche pagine nei giornali dell’epoca, ma che oggi torna a fare parlare di sè. Più di quindicimila mine antiuomo (15595 per l’esattezza) dovranno infatti essere individuate, estratte e distrutte per bonificare la regione amazzonica  di confine tra Ecuador e Perù. Una bomba ogni trenta metri quadrati, una graticola di morte che gli ecuadoriani avevano collocato per rintuzzare un’eventuale invasione dei vicini peruviani.
Lo scenario è quello della guerra lampo del Cenepa, scoppiata nel gennaio 1995. Il Perù di allora era quello fortemente autoritario di Alberto Fujimori, che solo tre anni prima aveva sottoscritto un patto con l’Ecuador per la risoluzione pacifica delle annose differenze che agitavano i due paesi sulla frontiera amazzonica. Invece delle trattative e senza una formale dichiarazione di guerra, Perù ed Ecuador iniziarono a muovere truppe su quella zona praticamente disabitata ma ricca di giacimenti minerari. Su quel triangolo di pochi chilometri quadrati, adagiato sulle pendici della Cordigliera del Condor, si ammassarono in pochi giorni cinquemila effettivi militari che dierono inizio a scaramucce, per poi passare a partire dal 29 gennaio ad una vera e propria offensiva operata dal lato peruviano. Il conflitto sarebbe durato un mese esatto con attacchi di artiglieria, bombardamenti, scontri tra pattuglie. Il bilancio delle vittime non è mai trapelato (si parla di un centinaio di morti), ma quello che è sicuro è che il conflitto, sorto per mero tornaconto di natura politica – Fujimori cercava la rielezione, Sixto Durán Ballén in Ecuador doveva affrontare forti proteste di piazza- risultò un palliativo su cui deviare l’attenzione della gente. Inoltre, la guerra rischiò di creare una crisi internazionale quando risultò evidente che Argentina e Cile, nel tentativo di isolare il Perù, avevano venduto armi all’Ecuador.  
Grazie alla pressione del Brasile e degli Stati Uniti, a marzo torna la calma e i successivi negoziati di pace, svoltisi a Itamaraty in Brasile, portano al riconoscimento della sovranità peruviana su gran parte del territorio reclamato dall’Ecuador, paese che a cambio, ottiene il chilometro quadrato della località di Tiwinza. La guerra finisce, ma poi nessuno si preoccupa più di risanare l’area amazzonica che è stata devastata dalle bombe e dal disboscamento selvaggio.
Solo nel 2000, l’Ecuador comincia ad individuare e a distruggere le mine antiuomo presenti sul suo territorio, rispondendo così alle indicazioni della Convenzione di Ottawa. Quasi seimila ordigni sono stati distrutti in dodici anni ed ora, in collaborazione con l’esercito peruviano, inizieranno i lavori di smantellamento nella regione della Cordigliera del Condor, teatro della guerra del Cenepa.
Patricio Hidalgo, il comandante ecuadoriano dell’operazione, ha presentato in Svizzera i risultati parziali della campagna, sottolineando l’importanza dello sforzo congiunto tra i due eserciti.
¨Grazie allo scambio di informazioni siamo riusciti a localizzare mine di cui ignoravamo l’esistenza¨ ha dichiarato alla stampa, ricordando come sia Perù che Ecuador sono impegnati in programmi di sensibilizzazione con le popolazioni locali. Una prevenzione che finora è servita: non sono stati lamentati incidenti o perdite di vite umane.  
Secondo il piano, la bonifica sarà terminata nel 2017.
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