Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

DRAMMA DEL PIROSCAFO GIUDECCA

Categories: Bonifica perché

E’ il 13 ottobre del 1944, In laguna la giornata concede profumi primaverili, tra le calli, i chioggiotti vivono una insolita tranquillità.

Ma a qualche miglio dal porto di Chioggia, il vaporetto Giudecca, che da Vigo collega Chioggia a Venezia, naviga con quasi duecento passeggeri, in gran parte di Chioggia, Sottomarina, e d’altri centri del litorale.

Dopo quindici minuti di navigazione, vale a dire: “Le dodici e quarantacinque”, Il piroscafo è già oltre il pontile di Caroman e diventa bersaglio di tre “caccia-bombardieri” dell’aviazione anglo-americana.

Malgrado ciò, la nave a vapore riesce a giungere nei pressi dell’abitato di Pallestrina.

I Velivoli scemano l’altitudine e a volo radente, iniziano a mitragliare il piroscafo.

Non solo, precipita la prima bomba che involontariamente centra la cabina di comando ed uccide il timoniere.

La seconda bomba impatta contro la prua dell’imbarcazione Acnil.

La terza esplode all’interno del locale macchine.

Il piroscafo, s’inclina, mutandosi in una trappola mortale.

Non basta: gli effetti delle esplosioni scaraventano schegge di bombe, e frammenti della motonave, fino a raggiungere l’abitato d’Ognissanti.

Il “battello Giudecca” è avvolto da fiamme, urla di terrore e scene rosso sangue.

L’orrore della guerra, avvinghia la nave posandola sul fondo della laguna.

Una bomba punta in direzione di una piccola imbarcazione e dilania un’intera famiglia.

Intanto i caccia-bombardieri continuano le operazioni di mitragliamento, e le scene di panico si spostano sull’abitato d’Ognissanti.

Corpi straziati d’ogni età, urlano il proprio desiderio di non morire.

In tanti pregano per la vita dei più piccoli, ma non basta, i 20 mm dei caccia sono senza pietà.

Tra densi ed acri fumi, ad Ognissanti il terrore si trasforma in distruzione.

Ma la storia insegna e tramanda le virtù del popolo lagunare.

Infatti i pescatori della vicina Pallestrina indifferenti a bombe d’aereo, incuranti dei mitragliamenti s’imbarcano per adoperarsi a sostegno dei 150 naufraghi del Giudecca.

Ma l’impietoso sguardo della morte, anticipa l’immediato soccorso e trascina sessantasette vite, tra i vortici dell’eternità.

“Anime ingannate dai baci di una guerra mai compresa”

Giovanni Lafirenze

Tratto da: L’affondamento del Giudecca – Errori-Orrori della guerra di Sergio Ravagnan

Consultabile presso La Biblioteca Civica di Chioggia C. Sabbadino

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