Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Bombe su Bolzano

Categories: Bonifica perché

Paolo Bill Valente
Chi avesse letto la prima pagina dei quotidiani di Bolzano il 1° settembre 1943 vi avrebbe trovato la notizia, in apertura, dell’abbattimento di cinquanta aviogetti sui cieli italiani da parte dell’esercito tedesco e di “efficaci attacchi aerei sul porto di Augusta”. Avvenimenti geograficamente lontani. Ma il giorno dopo, 2 settembre, per la popolazione del Trentino e dell’Alto Adige la guerra aerea cominciava per davvero. Sono passati da allora esattamente settant’anni.
Come riferisce lo storico Gerald Steinacher (il suo contributo è contenuto nel volume di Piero Agostini e Carlo Romeo, Trentino e Alto Adige province del Reich, ed. Temi), “circa cento bombardieri americani gettarono il loro carico su Trento e Bolzano. Il ponte ferroviario sull’Isarco fu gravemente danneggiato e si poté ripristinarlo soltanto otto giorni dopo. La popolazione bolzanina reagì allo stesso modo di quella di Innsbruck tre mesi dopo: in preda al panico molti si prepararono ad andarsene e sfollarono sulle montagne dei dintorni”.
Il contesto storico. Il 25 luglio 1943, dopo le bombe cadute rovinosamente su Roma, il regime fascista venne rovesciato da un voto del Gran Consiglio e dall’arresto di Mussolini. Il re Vittorio Emanuele affidò l’incarico di formare un nuovo governo al maresciallo Badoglio. “La guerra continua”, fece sapere il primo ministro, ma verso la metà di agosto si avviarono le trattative per l’armistizio. Proprio in vista della resa, forse per accelerarne la firma, forse per prevenire almeno in parte l’invasione da parte della Wehrmacht, alla fine di agosto si intensificarono i bombardamenti alleati sulle città italiane. Fiaccare il morale, “provocare un rivolgimento interno o un crollo” – così scrisse Roosvelt – questa la strategia che portò agli attacchi aerei e alla morte di migliaia di civili.
Su Bolzano, leggiamo in Respiri sotto le bombe (di Gino Bombonato e Stefania Lorandi, cooperativa Talia, un “viaggio alla scoperta della Bolzano sotterranea” organizzato nell’ambito del Festival delle Resistenze 2012) “i bombardamenti cominciarono il 2 settembre 1943 e perdurarono fino al 3 maggio 1945. In tutto furono tredici ed un calcolo approssimativo stima in circa duecento le vittime. La sirena suonò 472 volte e le vittime della paura furono invece decine di migliaia. Oltre ai bombardieri di alta quota Bolzano venne colpita nove volte anche da un piccolo caccia bombardiere chiamato dalla popolazione Pippo. Il pilota di questo aereo sganciava i suoi ordigni dove vedeva luci o oggetti in movimento. La città subì danni gravissimi: 335 furono gli edifici completamente distrutti, 648 particolarmente danneggiati e altri 1395 lesionati”.
Quel 2 settembre di settant’anni fa le sirene “suonarono alle 11,34 e le bombe raggiunsero il suolo 21 minuti dopo. Il 4 settembre il giornale La provincia di Bolzano riportò un ampio articolo in cui venivano elencati gli edifici danneggiati; tra questi vi erano la stazione ferroviaria, il ponte ferroviario, il teatro Verdi e tutta la zona adiacente. Vedere parte della città distrutta fu un colpo psicologico durissimo per i bolzanini. La popolazione era già provata dalla mancanza di cibo e da una situazione politica complessa”.
Le cose non si sarebbero volte al meglio per molti mesi. Sarebbero arrivati presto l’8 settembre, la zona di operazioni delle Prealpi, le deportazioni, il lager.
Fonte:
http://test1.salto.bz/it/article/01092013/bombe-su-bolzano

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