Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

BIOGRAFIADIUNABOMBA SCENDE IN CAMPO

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La settimana che volge al termine si apre con la polemica della bonifica bellica nel porto di Molfetta. Controversie sociali tanto intense da coinvolgere contraddizioni di natura politica locali, ma anche nazionali. La bonifica eseguita, ma anche no. Infatti la bonifica bellica nelle acque del porto è stata portata a termine dei nuclei SDAI della marina Militare. Le bombe rinvenute dai sommozzatori sono state consegnate ai genieri guastatori EOD dell’undicesimo Foggia, i quali, stando ai numeri forniti dalle fonti ufficiali, smaltiscono 48.000 residuati bellici sia a caricamento ordinario, sia ordigni al Fosforo. A prima vista sembrerebbe una curiosa notizia da ultima pagina. Così non è. Infatti ad un cronista attento non sfuggirebbe il vero significato di questa colossale operazione certamente rivolta alla costruzione dell’opera in corso, ma innanzitutto orientata alla sicurezza di pescatori, diportisti, della cittadinanza. In pratica ad oggi, porto si, porto no, unica constatabile certezza  consiste nel possedere 48.000 ragioni per essere più sicuri. Ma non basta, le stesse fonti annunciano in quei stessi fondali,  la presenza di altri 50.000 ordigni, tutti a vista, da eliminare. Un gravoso impegno per tecnici SDAI e del Genio. Attenzione cari amministratori della Regione Puglia, eliminare le restanti bombe (50.000) a vista non conclude le operazioni di bonifica bellica del porto. Anzi, proprio da quel momento si potrà (dovrà)  estendere un vero progetto di bonifica bellica in mare. Vale a dire la ricerca dei restanti e numerosissimi residuati bellici insabbiati, non visibili, coperti da strati di fango e detriti. Senza questa ricerca bellica nessuno potrà annunciare il termine delle operazioni di bonifica bellica nel costruendo porto più discusso del secolo.   
E mentre gli amministratori della pubblica amministrazione italiana si chiedono cos’è e cosa serva la bonifica bellica preventiva, il giorno successivo alla querelle di Molfetta, ad Alessandria un cercatore di funghi s’imbatte nei boschi di Voltaggio in un residuato bellico risalente alla seconda guerra mondiale. Per sua fortuna non si verificano incidenti. I Carabinieri di zona mettono in sicurezza l’area, i Genieri della Taurinense eliminano la pericolosa granata. Al Sindaco di Alessandria il gravoso impegno di ordinare una bonifica sistematica dell’area per la sicurezza dei suoi concittadini.
Mercoledì la notizia di una vicenda assurda da ogni punto di vista accaduta nel comune di Rivalta del Mincio: un bambino di otto anni intento a giocare a pallone nota nell’improvvisato campetto, un oggetto per lui strano. È una mitraglietta tedesca dell’ultima guerra mondiale. prontamente il bimbo consegna l’oggetto ai propri genitori, i quali a loro volta segnalano la vicenda ai Carabinieri. Tutto bene è ciò che finisce bene. Anche in questo caso l’invito al Sindaco di Rodico di procedere per la sicurezza dei cittadini alla bonifica bellica sistematica dell’area.
Giovedì il risultato delle mancate bonifiche delle aree a codice rosso. In quel di Povo nei pressi di Trento:  l’incauto della settimana rinviene chissà dove, chissà come, un residuato bellico. Logica, minimo sindacale d’intelligenza, buon senso e quant’altro suggerirebbero  al furbo della settimana di non rimuovere la piccola bomba e segnalarne la presenza ai Carabinieri di zona. Ma lui che fa …?  Decide di trasportare l’oggetto esplodente nel garage di casa. A questo punto, fosse un film d’azione, uno spettatore “derambizzato”, attenderebbe un ripensamento, un richiamo della coscienza del tipo: “ma che idiozia ho compiuto”. Lui no, nessun pentimento di sorta, anzi è travolto da una geniale curiosità: “ chissà cosa potrà contenere una bomba”. Difatti decide di smontare quel pezzo di ferro. Il boato è immediato, l’uomo, un sessantasettenne è urgentemente ricoverato all’ospedale di Santa Chiara, ma i traumi da esplosione sono come sempre irreversibili. Colpa di una bonifica mai eseguita …? Certamente si, ma in questo caso la responsabilità del protagonista è evidentissima. Raccoglie il residuato, (pericolo personale), lo trasporta in giro fino a giungere nel garage  (pericolo per ogni persona che incrocia). Infine provoca la detonazione della bomba (pericolo e lesioni allo stabile).
Giovedì in via Sacco a Pescara in agricoltore nota due oggetti in ferro. Sono due colpi da cannone, uno scarico, l’altro carico e con spoletta meccanica. Venerdì le cinque bombe da mortaio rinvenute a Chiomonte nelle vicinanze di un cantiere TAV. Sabato l’ennesimo rinvenimento a Cassino, anche quest’ultimo sul ciglio di una strada molto importante. L’enigma del cassinate continua chi sarebbe il posatore seriale di queste bombe sui cigli delle strade …? Semplici stolti …? O piuttosto granate apparse durante lavori di scavo che non avrebbero incluso la bonifica bellica obbligatoria …? Altra domanda perché il comune continua a tacere e non pretende il rispetto delle normative BCM…? Ma una domanda la rivolgo a me stesso, perché alla luce di tutto questo gli addetti BCM continuano a tacere …? Perché i titolari d’imprese BCM, certamente più autorevoli di chi scrive, non prendono contatti con le amministrazioni per spiegare le importanti ragioni della bonifica bellica preventiva, tra l’atro regolamentata da precisa normativa …? Vedo un mondo BCM che non riconosco più, lo noto abulico, addirittura insofferente con se stesso. Malvolentieri osservo l’ectoplasma di una bonifica bellica che chiede di risorgere non ottenendo le giuste risposte. Percepisco una bonifica bellica (preventiva/sistematica) ignorata, anche da chi dovrebbe sostenerla, rivitalizzarla. Ma non accade nulla di nulla, anzi scorgo un vergognoso finale colmo di fosche sfumature. Pochi giorni fa un ingegnere della provincia di (…) invitato in cantiere per il rinvenimento di vari ordigni bellici, rivolgendosi a chi scrive pone la strana domanda: “ è la prima volta che vedo bombe”. Lo guardo, gli sorrido, è un giovane dirigente, ma se durante le operazioni di bonifica non ha mai visto bombe, la colpa non è ovviamente sua (……….). Biografiadiunabomba nasce per essere vetrina, ragione, motivazione per ogni addetto, sia del settore, sia per committenti varie. Per certo sono al corrente che il portale web è molto seguito, forse non basta. Non è abbastanza, forse è il momento per biografiadiunabomba di “scendere in campo”, di rivolgersi lei stessa a committenti e amministratori.
Giovanni Lafirenze                           

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