Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

News

Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Hacer, corre, corre, corre….

Categories: Editoriali

 

Una donna 25 enne è tra i campi, raccoglie verdura selvatica, stanca si ferma ad osservare il panorama che elargisce la collina. Ventisette anni fa il luogo è stato teatro di sanguinose battaglie tra gli eserciti iracheni ed iraniani. La donna, Hacer Vahidi riprende a raccogliere l’insalata da portare a casa. Mancano pochi minuti alle ore 12, il sole oltre a produrre afa, a suo modo colora il paesaggio calpestato dalla giovane donna. Hacer si affretta deve rientrare, a casa l’attendono con ansia. La via del rientro è agevolata da più discese, ma resa complicata dalla stanchezza. La 25 enne non corre, ma il suo passo è notevolmente spedito, forse già pensa di tornare in collina tra qualche giorno. La sacca colma di verdura pesa ed ingombra, Hacer inizia a correre, corre, corre, le sembra di udire un boato, le sembra di volare, ma si sbaglia, comprende d’essere distesa a terra, tra sassi e vegetazione, Hacer, inizia a sognare, rivede se stessa, i sui cari e tanti piccoli bambini, le immagini lentamente sfumano tra dolori sempre più lancinanti. Il boato è stato udito a grande distanza, sul posto giungono più persone che notano la giovane donna, stesa di spalle, braccia bagnate dal suo stesso sangue e una gamba completamente distrutta. I pastori la soccorrono trasportandola in ospedale, dove giunge semi lucida, ma avvinghiata da atroci sofferenze. I medici le amputano la gamba colpita da quella stramaledetta mina.

Giovanni Lafirenze

CondividiShare on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn